martedì 13 marzo 2007

Dammi adorazione. Flash.

Chuck Palahniuk. Un genio.
Maledetto. Forse.
Crudele. Sicuramente.
Ha cambiato il mio modo di leggere. Di scrivere. Di vivere e sentire una storia racchiusa tra pagine di carta.
Questa non vuole essere e non sarà una recensione, ma un assaggio del doloroso piacere che questo scrittore provoca in chiunque legga i suoi libri.
Le citazioni sono dal suo Invisibile Monster, libro che non gli fu inizialmente pubblicato per i contenuti e il linguaggio troppo violento ma mandato subito in stampa dopo il grande successo di Fight Club.

L’estratto della prima pagina e tutte le citazioni sono spudoratamente prese dal sito ufficiale italiano.


Ecco dove dovresti essere, a un grande ricevimento di nozze in una enorme villa di West Hills, composizioni floreali e funghi farciti sparsi per tutta la casa. Questa si chiama ambientazione di scena: dove ci sono tutti, chi è vivo, chi è morto. Questo è il grande momento di Evie Cottrell al suo ricevimento nuziale. Evie è in piedi a metà della grande scalinata nell'atrio della villa, nuda dentro quel che rimane del suo vestito da sposa, col fucile ancora in mano.
Quanto a me, io sono in piedi, ma solo fisicamente, in fondo alle scale. La mia mente chissà dov'è.
Nessuno è ancora morto del tutto; diciamo soltanto che le lancette corrono.
Non che qualcuno in questo enorme dramma sia veramente una persona viva e reale. Puoi scoprire tutto dello sguardo di Evie Cottrell in qualche pubblicità televisiva per uno shampoo organico, solo che adesso il vestito da sposa di Evie è bruciato fino ai fili metallici che orbitano attorno ai suoi fianchi, scheletro della gonna del vestito di nozze, e fino ai piccoli fili di ferro di tutti i fiori di seta che c'erano nei suoi capelli. E i capelli biondi di Evie, i suoi grandi capelli, tirati su, pettinati all'indietro, arcobaleno di ogni possibile variazione di biondo, gonfiati dalla lacca, be', anche i capelli di Evie sono bruciati.
L'unico altro personaggio qui è Brandy Alexander, che è distesa, colpita da un colpo di fucile, ai piedi della scalinata, e sanguina a morte.



Dammi lussuria, piccola.
Flash.
Dammi malizia.
Flash.
Dammi ennui esistenzialista distaccato.
Flash.
Dammi intellettualismo rampante come meccanismo protettivo.
Flash.
Dammi compassione.
Flash.
Dammi onestà brutale.
Flash.
Dammi attenzione.
Flash.
Dammi adorazione.
Flash.
Dammi tregua.
Flash.

Dice: «Non hai bisogno di truccarti. Non hai nemmeno bisogno di lavarti. Un buon velo è l'equivalente degli occhiali a specchio, ma per tutta la testa».
Un buon velo è lo stesso che rimanere in casa, mi dice Brandy. In clausura. Privata. Estrae dello chiffon giallo. Mi drappeggia tutta con del nylon rosso. Per com'è il nostro mondo, tutti appiccicati spalla a spalla, gente che sa tutto di te al primo sguardo, un buon velo è il tuo finestrino scuro da limousine. L'edizione mai pubblicata del tuo viso. Dietro un buon velo, puoi essere chiunque. Una stella del cinema. Una santa. Un buon velo dice:
Non Ci Siamo Presentati Come Si Deve.
Sei il premio dietro la porta numero tre.
Sei la signora o la tigre.
Nel mondo dove nessuno riesce più a mantenere un segreto, un buon velo dice:
Grazie di non farmi partecipe.
«Non ti preoccupare» dice Brandy. «Le altre persone riempiranno gli spazi vuoti.»
Allo stesso modo come fanno con Dio, dice.


Dice: “Mi ami?”.
E’ proprio quando la gente fa domande del genere che perdi la luce dei riflettori.
E’ così che poi ti ingabbiano in un ruolo di comparsa.

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