lunedì 19 dicembre 2011

QB - Tavolo riservato: storie di passione e sapore


È finalmente online il primo progetto video di Circle Entertainment QB - Tavolo riservato, una raccolta di interviste che ha l'obiettivo di raccontare la storia di persone che hanno fatto della propria passione uno stile di vita, un progetto o un lavoro.

L'Idea è nata dalla voglia di raccontare la storia di chi non si è accontentato, di chi ha una passione e soprattutto tanta voglia di fare. Così Circle Ent è entrata nelle loro case, per ascoltarli e raccontarli. Ed è entrata nelle loro cucine. Perché se è vero che “sei cosa mangi”, allora anche vedere sportivi, artisti, artigiani, blogger e musicisti ai fornelli è un modo come un altro per conoscerli. Quanto basta. Proprio come quegli ingredienti che danno il vero sapore ad un piatto.

QB - Tavolo riservato esordisce online con le prime cinque interviste che vedono come protagonisti: Andrea Schilirò, fotografo, triatleta e figura chiave nel panorama del fisso in Italia; Arch Industries, due amici designer che stanno riscuotendo grande successo con le loro borse tecniche fatte a mano; Keepitterron, il creatore di raptxt.it, il principale sito italiano di testi rap italiani; Lolla, music blogger e guru della musica pop anni '80 e '90; Imen, graffiti writer sestese, che ha portato la sua arte anche su altre dimensioni.

Contatti: francesca@circle-ent.con

venerdì 16 dicembre 2011

Comunicazione 2011. Il mio personale report.

Come consumatrice, preferisco acquistare un servizio o un prodotto perché è buono, è bello, ha un buon rapporto qualità/prezzo, è migliore degli altri per prestazioni e affidabilità, perché lava più bianco e si taglia con un grissino insomma.
Non scelgo certo un prodotto o un servizio perché mi fa sentire protagonista, mi mette al centro, mi promette emozioni e felicità, mi starà vicino. Sucate.

Come pubblicitaria, preferirei mille volte studiare il prodotto/servizio, andare in fabbrica, provare con mano, cercare di capire insieme al cliente qual è la reason why, in termini popolari "perché dovrei scegliere te e non un tuo competitor".
E invece sempre a farsi delle grandi seghe su quale banca ti è più vicina, su quale profumo ti rende unica, a chi scrive "TU" più grande, a chi urla più forte "per me sei speciale". Ma figurati.

Ché poi ad attaccarsi tutti agli stessi messaggi, vedi cosa succede?

Illy ha un nuovo posizionamento grazie a Saatchi&Saatchi, Live Happilly (il naming ci piace), "che racconta quanto i piccoli gesti quotidiani possano trasformarsi in istanti di pura rivelazione". Kevin Roberts, Worldwide ceo di Saatchi & Saatchi, ha dichiarato: "E’ un’idea che potrebbe addirittura cambiare la vita delle persone. Live happilly contiene quello che cerchiamo nelle nostre vite tutti i giorni: la felicità." Mavacagati.

Ed ecco che Collistar se ne viene fuori con un profumo che si chiama Profumo della felicità e il concorso Vinci la felicità (scusate la ridondanza ma sono fatti di cronaca).


Ché poi si sa, la felicità è roba di Coca-Cola. Da mò.

Ma veniamo al nostro wanna-be-pubblicitario preferito Oliviero Toscani.

Da più di un anno è in atto questa atroce iniziativa dei mille volti di Mc Donald's che qualche settimana fa è divenuta anche affissione. La città si è risvegliata invasa da personaggi inquientanti su sfondo bianco. E no, niente ciccia, brufoli e colesterolo, come il nome della campagna potrebbe far pensare. Solo brutta gente.


Ma che idea originale chiedere alla gente comune di diventare testimonial! E infatti, altre 2 aziende nostrane non hanno perso l'occasione. Amadori che usa 10 persone comuni per i suoi spot e TIM che lancia in estate il concorso "TIM 6 tu" e a ottobre esce in affissione.


Per non parlare poi delle aziende che ti parlano di sogni e desideri, che diventano green, quelle che si tingono di rosa, quelle che mutuano senza un minimo sforzo di fantasia il linguaggio di Facebook, che usano Star Wars a prescindere.

'FANCULO i miracoli (di Sky), dire sì e dire no, i siparietti di calciatori e comici in declino, i tram di Milano violentati nella loro dignità, i concorsi "dammi le tue idee gratis", le mani aperte per chiedere il 5x1000, la street art, la calligrafia e il vintage che ormai è già oaald, le creme anti-age con testimonial minorenni, il come fatto in casa e poi è solo junk food, le campagne del PD e quelle con Berlusconi protagonista. Fanculo i concorsi fotografici.
E grazie adddio non sentiremo più parlare dei 150 anni.

'FANCULO i clienti lo vorrei un po' più catchy / più impattante / più frizzante, ma poi ti caghi addosso e lo facciamo come l'anno scorso, i clienti facciamo la paginetta su FB e poi ci sono 150 like, il valore del Made in Italy e poi è tutto fatto in Cina.

E soprattutto 'FANCULO le speculative, i pagamenti a 90 giorni ché la spesa io la pago alla cassa e l'IVA la anticipo comunque, gli sconticini ché tanto poi ci saranno altri lavori.

Vabbè. Il 2012 sarà un anno di crisi. La gente starà attenta a come spende quei pochi soldi che Monti ci lascerà in tasca. Speriamo che anche le aziende inizino ad essere un po' più concrete e ci diano un buon motivo per sceglierle.

Ché di essere protagonisti non ce ne può fregare di meno.

venerdì 2 dicembre 2011

QB - Tavolo riservato

QB - Tavolo riservato è il progetto video ideato e realizzato da Circle Entertainment (presto online anche il sito).


Circle sarà ospite alla tavola di quelle persone che hanno fatto della loro passione uno stile di vita, un lavoro o un progetto.

Sport, artigianato, cucina, web... ambiti molto differenti tra loro ma accomunati tutti da una grande passione e dalla voglia di fare.

Ascolteremo le loro storie e seguiremo la preparazione di una loro ricetta, di famiglia, segreta o con un significato speciale.

Quanto basta per conoscere chi ha dato vita alla propria passione.

Tra pochi giorni saremo online qui

Per adesso ecco la minisigla che aprirà ogni pranzo o cena (ma anche merenda).

giovedì 27 ottobre 2011

1861united. abbiamo finito le idee, proponiamo un format.

Che la pubblicità italiana sia in fissa con i testimonial è un dato di fatto. Porkfolio e la sua conta delle patate ce lo documenta in dettaglio, ma è sufficiente accendere la TV per 10 minuti, per averne la prova: siamo continuamente bombardati da volti noti dello sport e dello spettacolo che vogliono venderci prodotti e servizi non sulla base di reali benefit, ma di storielle personali e gag che fanno ridere solo i creativi e le loro mamme.

Ma se già è fastidioso vedere personaggi famosi che abbandonano momentaneamente set hollywoodiani o nostrani, allenamenti e salotti televisivi, per guadagnare qualche centinaia di migliaia di euro per 30 secondi di presa per il culo, tutto ciò diventa irritante quando un'agenzia non fa neanche più lo sforzo di inventarsi qualcosa di nuovo e semplicemente ripropone un format.

è il caso di 1861united, un'agenzia che fino a qualche anno fa era accreditata come la più creativa in Italia (sai che sforzo).

Dopo aver oltrepassato la soglia di tolleranza ormai da mesi con la coppia Totti/Ilary per Vodafone



da ieri 1861united ripropone lo stesso siparietto ma con una nuova coppia: Buffon/Seredova per Ferrarelle, dove lui è sempre un calciatore che fa la parte del rincoglionito, e lei è sempre una showgirl che lo fa ragionare e lo riporta sulla retta via grazie al prodotto/servizio sponsorizzato.



Dunque dicevamo... calciatore... showgirl... acqua. Non vi suona familiare?



Per dovere di cronaca, gli spot di Uliveto e Rocchetta sono ideati da un'agenzia interna. questa volta 1861united non c'entra. ma sono sicura che riuscirà a trovare presto un altro cliente a cui rivendere il format coppia calciatore/showgirl.

lunedì 26 settembre 2011

francesco emiliani a.k.a. tony sperandeo

Mentre noi comuni mortali ci affanniamo a inviare cv perfettamente impaginati e lettere di presentazioni degne di un epitaffio ai tanti info@, nella speranza

1. di non finire nello spam
2. che la mail non venga aperta da una segretaria frustrata e subito cestinata
3. che la persona giusta legga con attenzione e valuti seriamente la proposta

Youmark offre una vetrina "cerco lavoro" a Francesco Emiliani degna di lavoricreativi.com (e per chi bazzica quel covo di annunci di sfruttatori sa perché ho usato il corsivo).

Francesco Emiliani: la pubblicità? riparto da me.

"escluso dal giro di poltrone wpp" *cit., il 47enne direttore creativo rimasto senza lavoro, rilascia un'intervista degna di Tony Sperandeo quando andò a Buona Domenica supplicando Costanzo di trovargli un lavoro, che con quella faccia lì solo il mafioso gli facevano fare. La similitudine è tale che anche qui lo spettatore prova una pena infinita.

poi però ti ricordi di quanto guadagna oggi un dc (e se hai lavorato in una grande agenzia ti ricordi anche tutto il resto).
poi però Sperandeo ebbe un sussulto d'orgoglio.
poi però ti girano i coglioni e per un giorno smetti di mandare cv.

Non avendo trovato il video di quella epica puntata di Buona Domenica, godetevi l'imitazione a Viva radio 2.

venerdì 23 settembre 2011

La fabbrica della memoria - 25 settembre 2011 @Carroponte

La storia di Sesto San Giovanni e dell'area Falck raccontata, dal primo dopoguerra alla dismissione, attraverso musiche originali, video di repertorio, fotografia, danza moderna e recitazione.

Milanesi d'origine e d'adozione, vi aspetto al Carroponte di Sesto San Giovanni domenica 25 settembre alle 21.

Locandina realizzata da Maurizio SayWhat D'Apollo

lunedì 19 settembre 2011

A-Tono. Agenzie che non pagano.

I fatti riportati in questo post sono tutti documentati.
Per non infierire l'account verrà chiamata "account".
Nessun animale è stato maltrattato durante la stesura di questo post.


A giugno 2010 vengo contattata per la realizzazione di una xxx.
Ok, vengo a fare 2 chiacchiere.
Faccio 2 chiacchiere.

Inizia lo scambio di mail:
23/06/2010
Io: "Ehi ciao, questo è il mio preventivo"
24/06/2010
Account: "Ehi ciao, mi fai uno sconto "prova"?"
Io: "Ok." =.='

5/07/2010
Consegno il lavoro concordato. Ma manca l'ultimo materiale, che devono fornirmi loro, per chiudere la xxx... Tipo 5 righe di testo.

Da qui uno scambio infinito di
Io: "ehi tutto bene? aspetto vostre."
Account: "Ah sì scusa, ti faccio sapere al più presto."

23/07/2010
Io: "ehi, ciao. io parto, riusciamo a chiudere prima o ci vediamo dopo le vacanze?"
Account: "giro l'alert, se non ci sentiamo BUONE VACANZE."

Continua scambio di email in cui io insisto per chiudere il lavoro e fatturare e l'account che mi rimbalza fino al fatidico
3/08/2010
Io: "ehi, io domani parto. riusciamo a fatturare?"
Account: "Io sono già in vacanza."

Ai primi di settembre la "svolta".
Telefonata entusiasta dell'account "cè non puoi capire che figata, abbiamo il nuovo direttore creativo. Sentiti con lui perché vuole rivedere l'impostazione della xxx."
Io: "Ah. Ok."

Da qui entra in scena S.M..


14/10/2010
Io: "Ciao account, abbiamo provato a organizzare un incontro ma immagino che s.m. sia molto impegnato. rimango a disposizione per riprendere il lavoro sulla xxx. quando volete. fatemi sapere."

10/11/2010
Io: "Ciao account, per quanto mi sia resa disponibile a finire il lavoro iniziato a luglio, sia con te che con il vostro nuovo direttore creativo, non ho saputo più nulla. sono passati 4 mesi e vorrei capire.
grazie"

12/11/2010
La prima mail (dopo alcune telefonate) di S.M. che mi dice che stanno rimettendo mani al progetto. e la fatidica domanda "Ehi, Come sei messa settimana prossima?"

fatidica perchè è diventata il tormentone per sms e su skype, ricevendo sempre la mia stessa risposta: "Ci sono."

31/01/2011
Io: "faccio un ultimo tentativo.
riassumendo: a luglio ho lavorato per A-tono per la realizzazione di una xxx. a settembre, l'account mi hai chiamato per dirmi che ci sono un po' di cose da sistemare prima di chiudere il progetto e pagarmi e che sarei stata contattata da te, s.
in coda a questa mail una delle tante, tra mail, sms e messaggi in skype, in cui mi chiedi la disponibilità a incontrarci una "prossima settimana" che non è mai arrivata, nonostante la mia disponibilità.

vorrei solo capire.
grazie."

Account: "da settimana prossima ci sono"

... da allora il nulla.

19/09/2011
Scrivo questo post.

venerdì 16 settembre 2011

Say yes, say no, no regrets, before I die

Da un bel po' di anni, la comunicazione italiana (dimenticando gli insegnamenti degli americani, padri fondatori della pubblicità) sta puntando più sui sentimenti che sui benefit di prodotto. Sarà che siamo latini, sarà che siamo cresciuti col carosello e i buoni sentimenti, fatto sta che quando un'azienda vuole venderci un suo prodotto, lo fa entrando nella nostra sfera personale. Le head sono emotive, il prodotto ci dà del "tu" e quel detersivo non lava più bianco, non più, ma rende la tua vita migliore.

Ma se i benefit di un prodotto possono essere limitati e quindi ripetersi, come è possibile che la stessa cosa accada anche con i sentimenti e le emozioni?

Ultimamente è sempre più frequente l'accavallarsi di messaggi molto simili da parte di brand molto diverse tra loro, non solo a livello di categoria merceologica, ma anche e soprattutto a livello di valori di marca.

Come segnalato da Ad in Italy, in questi giorni stiamo assistendo all'imbarazzante sovrapporsi di 2 messaggi in antitesi tra loro.

Lo spot di Citroen ci dice di dire NO



Mentre nastro Azzurro già da qualche settimana ci sta rompendo l'anima con un fiume di parole e luoghi comuni per convincerci a dire SI'.



Adesso tocca a Carrera, con la nuova campagna ideata e realizzata dall’agenzia D'Adda, Lorenzini, Vigorelli, BBDO che si esplicita con un secco After all, no regrets.







Come spiegato nel comunicato stampa "La nuova campagna nasce dall’ascolto del web e dei social network e va ad individuare un’ideale lista di cose da fare nella vita per non avere rimpianti: una speciale “top ten” da spuntare, per poter arrivare a dire di aver realizzato tutti i propri desideri e per non lasciare spazio ai rimpianti.

Ok, concept buono, ci sta.
Personalmente sono dell'idea che una brand debba dire qualcosa che solo lei si può permettere, ma questo implicherebbe parlare dei benefit e, abbiamo visto, non è il mercato giusto.
Questo concept potrebbe adattarsi a tantissimi altri prodotti o servizi, ma sempre meglio del sì e del no.

MA

Peccato che proprio in questi giorni venga pubblicizzata su MTV la seconda serie del reality The buried life: cosa vorresti fare prima di morire?



Dal sito: "Vi siete mai chiesti quali sono le 100 cose che vorreste fare prima di morire? Duncan, Ben, Dave e Jonnie ci hanno pensato e così, a bordo di un van, hanno iniziato un lungo viaggio attraverso gli Stati Uniti per mettersi alla prova in incredibili imprese e completare la lista dei loro desideri."

Insomma, mi chiedo:
si tratta di sfortunate coincidenze?
Ai creativi il retropensiero sta tirando brutti scherzi?
O semplicemente non abbiamo più idee?

E a voi vengono in mente altri casi simili?

lunedì 12 settembre 2011

cercasi copywriter per scrivere annuncio di lavoro

Il primo commento che mi è venuto in mente è "Sì, decisamente avete bisogno di qualcuno che sappia scrivere".

Poi però ho avuto un'illuminazione.
Ma certo! è scrivendo un annuncio di lavoro in pessimo italiano e con un po' di refusi buttati lì a caso che fai capire che hai bisogno di un copy, anzi 2!

Potere dell'insight.


Annuncio di lavoro dell'agenzia Marchand Company.
Trovato su SpotandWeb.

giovedì 8 settembre 2011

endorsement non desiderato

E dopo il caso di Abercrombie & Fitch che dichiara di aver pagato Mike "The Situation" Sorrentino per non indossare i propri capi di abbigliamento, tocca alla francese Lacoste.

Questa volta però la situazione è un po' più delicata. Il testimonial non desiderato, in questo caso, è nientepopodimeno che Anders Behring Breivik, il killer di Utoya.
 
Lacoste si è vista costretta a una telefonata alquanto delicata alla polizia norvegese, per chiedere un cambio d'abito del folle che quest'estate ha ucciso 92 persone nel giro di poche ore e adesso rischia appena 21 anni.

In tempo per la collezione A/I del 2032, direi.

mercoledì 29 giugno 2011

vivident blast e il deja vu dei griffin.

Perfetti ci ha abituato da anni a una comunicazione nonsense tipica degli inglesi che riscuote molto successo tra il pubblico più giovane (quindi il target è azzeccato) ma che purtroppo non fa proseliti tra le altre aziende italiane.

Il nuovissimo spot di Vivident Blast non è da meno, divertente e fuori dagli schemi italo-caroselliani fa ridere e, cosa più importante, non ti fa cambiare canale.



Del resto la BBH è una garanzia.
Ma a 'sto giro mi viene un dubbio.
Non accuso nessuno di plagio perché sarebbe esagerato, ma che ai creativi del team Perfetti sia rimasto nel retropensiero questa gag dei Griffin?

martedì 28 giugno 2011

Volkswagen seconda a Nike ma anche a Greenpeace.

Con oltre 40 milioni di views solo sul canale ufficiale, lo spot della Volkswagen con protagonista il piccolo Darth Vader è piaciuto praticamente a tutti.



Non abbastanza da vincere il Grand Prix 2011 a Cannes contro Nike Write the Future.



Ma abbastanza da stimolare la fantasia di Greenpeace per trovare il modo migliore per denunciare il fatto che l'azienda automobilistica si oppone a due leggi europee per la salvaguardia del clima.

Per fare questo, Greenpeace, parafrasando l'intero mondo di Star Wars, ha messo su un sito in cui chiede alle persone di unirsi all'Alleanza ribelle contro Volkswagen, ma soprattutto ha realizzato un video di risposta allo spot che nulla ha da invidiare a quello originale.



Su Facebook è già scattato lo share compulsivo. Vedremo se, oltre al ritorno di immagine, Greenpeace otterrà anche dei risultati concreti.

Un ultimo pensiero: al di là della bontà dell'operazione, viene da chiedersi quali budget abbia a disposizione Greenpeace e quale agenzia si celi dietro un lavoro così complesso e perfetto.

venerdì 24 giugno 2011

10 brand che scompariranno nel 2012.

Un interessante articolo trovato su Business Insider, che ho liberamente tradotto e corredato di alcune immagini pubblicitarie.
Oltre a problemi finanziari, di gestione e di mercato, forse anche la comunicazione, in certi casi, può aver avuto il suo peso.


Sony Pictures 
Distribuendo una cagata pazzesca come 2012, che profetizza la fine del mondo in tale anno, la Sony Pictures forse non si aspettava che la fine predetta in realtà sarebbe stata la sua. O forse si è solo tirata addosso un bel po' di sfiga. 
 Non si capisce perché nel 1989, Sony decide di acquistare la allora Columbia Tri-Star Picture, una casa di produzione che nulla aveva e ha a che fare con il core business di consumer electronics e gaming dell'azienda.
Oggi gli affari non vanno bene e la Sony non può permettersi di sostenere certe perdite milionarie mentre deve combattere contro Microsoft e Nintendo sul lato gaming, e contro la Apple per quanto riguarda il settore consumer eletronics.


A&W Restaurants 
Fondata nel 1919 e di proprietà della Yum! Brands, oggi ha dimensioni troppo piccole se paragonate all'altra grande insegna del Gruppo, KFC: 322 fast food negli USA e 317 all'estero, contro i 5.055 in USA e 11.798 all'estero di KFC.
Ma i competitor non sono solo interni. A&W deve vedersela anche contro 35.000 Subways nel mondo e altrettanti Mc Donald's.
Mission impossible.

Saab
Fondata nel 1949 dalla svedese Svenka Aeroplan e acquistata dalla GM tra il 1989 e il 2000, la casa automobilistica non è mai decollata veramente, per la sua incapacità di produrre modelli sia economici che di lusso. Diventata insolvente nel 2008, viene rilevata dalla Spyker ma fallisce anche qui e diventa una marca indesiderata.

American Apparel
Sull'orlo della bancarotta, tra aumenti del prezzo del cotone e calo delle vendita, non aiuta il fatto che il fondatore e CEO, Dov Charney, sia stato accusato da diverse ex impiegate di molestie sessuali.
A vedere la comunicazione poi, tali accuse non sembrano così infondate.

Sears 
La Sears Holdings possiede sia Sears che Kmart. Entrambe stanno andando molto male e l'unica soluzione sembra unire le due catene sotto un'unica insegna.

Sony Ericsson 
In passato uno dei maggiori costruttori di telefonia assieme a Nokia, Samsung, LG e Motorola, oggi Sony Ericsson deve vedersela con nuovi competitor come HTC e il diffondersi degli smartphone, contro mostri sacri come Blackberry ma soprattutto l'iPhone della Apple, che ha raddoppiato le vendite nel giro di un anno.
Le sue vendite sono crollate da 97 milioni di dollari nel 2008 a 43 milioni di dollari lo scorso anno e il management si aspetta ulteriori perdite nei prossimi mesi, oltre ad aver già lasciato a casa migliaia di persone.
I gossip di settore parlano di una Sony che arriva in soccorso.

Kellog's Corn Pops 
Non basta l'aumento del prezzo dei cereali a giustificare il calo delle vendite con una perdita di 74 milioni di dollari. Ci si mette anche la maggior attenzione e consapevolezza delle mamme per l'alimentazione dei propri bambini. Infatti i Kellog's Corn Pops contengono mono e digliceridi, per legare i grassi saturi, e il BHT per mantenere la freschezza, che però è utilizzato anche nei liquidi per l'imbalsamazione.

MySpace
Già morto da un po', verrà presto seppellito. News Corps l'ha acquistato nel 2005 per 580 milioni di dollari. Una bazzecola ai tempi, se si pensa che allora era uno dei Social Networks più popolari e popolati.
Ma con Facebook che sta cannibalizzando utenti e inserzionisti, la News Corps si vede costretta a mettere MySpace in vendita al miglior offerente. E se si considera che i gossip parlano di un'offerta di appena 100 milioni di dollari, si capisce perché l'azienda ha fatto già capire che chiuderà il Social Network più pacchiano di tutti se non trova in fretta un acquirente.

Soap Opera Digest 
Tra la cancellazione di numerose Soap Opera e l'accessibilità online alle stesse informazioni e molto di più, una rivista di questo tipo non ha davvero più senso di esistere. E oltre alla logica di mercato, c'è il fatturato a dimostrarlo: una perdita del 18% degli inserzionisti nel primo trimestre, pari a 4 milioni di dollari e meno di 500.000 lettori da oltre 5 anni.

Nokia 
Con un obsoleto sistema operativo come Symbian, Nokia è totalmente incapace di competere nel sempre crescente mercato degli smartphone, contro imperi come Apple, Blackberry, HTC e Samsung.
Tra i potenziali acquirenti LG Eletronics e gli stessi HTC e Samsung.

martedì 21 giugno 2011

"l'arte di dare un nome" di Salvatore Loiacono

Uno splendido articolo sull'onomastica automobilistica trovato per caso qui.
Lo riporto integralmente e ringrazio l'autore.

"
Ci avete mai pensato ai molteplici significati che una parola può acquisire? Ad esempio: "Limone". Da noi è un frutto e l'accostamento di "limone", in funzione d'attributo, ad un altro sostantivo non dovrebbe dirci nulla. Bene, "limone" in inglese si dice "lemon" che, nei paesi anglofoni, identifica sia il frutto, sia quel concetto che noi riassumiamo col termine "fregatura". Da qui, è facile comprendere quanto sia importante studiare, con dovizia, le denominazioni dei prodotti industriali, automobili comprese.

C'era un tempo, ormai lontano, in cui le autovetture erano identificate tramite una sigla che indicava la potenza in Hp: Fiat 3 ½ Hp, ad esempio. Poi i costruttori aumentarono e si sentì la necessita di differenziare meglio i modelli; alcuni iniziarono a denominare le vetture in base al propulsore (Alfa Romeo 6C 2500), mentre altri seguirono altre strade. Ford, ad esempio, chiamò il suo storico modello d'utilitaria con una lettera: "T". Insomma, la necessità di rendere immediatamente identificabile un modello crebbe parallelamente al bacino d'utenza del prodotto.

Così, con gli anni, quello dei nomi è diventato un vero e proprio problema, e le idee valide sono registrate e, quindi, tutelate legalmente. In pratica, un costruttore che riesce a trovare, tramite professionisti del settore, una denominazione "d'effetto" per un proprio modello se ne riserva l'uso esclusivo... E che tutti gli altri s'arrangino!

LO ZERO AL CENTRO
Un nome originale, non è detto che debba essere necessariamente una parola: basta anche un numero. Pensate a Peugeot: vi siete mai domandati come mai le vetture della casa del leone sono da decenni identificabili tramite numeri di tre cifre? E non vi siete mai domandati come mai tali numeri abbiano tutti lo "zero" al centro? Nulla avviene per caso.
La numerazione dei modelli Peugeot nacque quando gli stilisti della casa notarono che la targhetta identificativa del modello 201 poteva essere inserita sulla mascherina, in basso, in modo da far coincidere lo "zero" di 201 con il foro per il passaggio della famosa manovella d'avviamento. Geniale! E così la Peugeot registrò tutti i numeri da 101 a 909. Era il 1929. Quando, nel 1964, la Porsche presentò il suo nuovo modello 901, fu obbligata a cambiarne la denominazione in 911, che poi negli USA è anche il numero del pronto intervento... Mentre, per le Ferrari 208 / 308 il fascino del Cavallino ebbe la meglio e i francesi chiusero un occhio. La tradizione dello "zero al centro" è stata rispettata rigorosamente per ben 75 anni, la prima eccezione è di quest'anno, con la piccola 1007

BRAVA, LA 131
Parlando di cifre non si può evitare di parlare di Fiat: 500, 600, 124, 125, 126, 127, 128, 130, 131, 132, 133... tutte sigle che provenivano, originariamente, dal codice del progetto (del propulsore, come in 124) o dalla cilindrata (come 500 e 600); anche se non sempre c'era corrispondenza tra la denominazione e la numerazione "interna" del modello.
In altri casi, la denominazione numerica diventava inadeguata ed era sostituita con un nome proprio. E' il caso della 138, battezzata Ritmo. Bel nome, peccato che nei paesi anglosassoni, "ritmo" assuma anche il significato di ciclo mestruale. Così la Ritmo in Inghilterra e negli USA divenne Strada, nome riesumato da qualche anno per identificare un veicolo commerciale.
La vicenda della 138 ha altri due precedenti: la 131 e la 500 (nelle versioni A, B e C). La 131 era un modello ben poco emozionante, sotto tutti i punti vista, e non poteva assolutamente essere venduta negli USA, mercato storicamente difficile per Fiat, con quella sigla grigia e anonima. Così sostituirono 131 con un italianissimo: Brava (evidentemente l'idea era valida, e nel '95 la media che sostituì la Tipo, potè fregiarsi dello stesso nome).
Riguardo alla 500, pare che agli italiani quella cifra non piacesse proprio. Le affibbiarono un nomignolo: Topolino. Ma era solo un soprannome: la Fiat non registrò mai il nome e la vettura fu sempre proposta come Fiat 500.
Gli esperti di Torino, in ogni modo, hanno sempre avuto una certa fantasia, pensate alla gamma di veicoli commerciali. Ad eccezione del pick-up Strada e di Panda, Seicento, Multipla e Punto in versione Van, tutti gli altri modelli hanno (e hanno avuto) il nome d'antiche monete. Mi riferisco a Fiorino, Marengo, Penny, Talento, Scudo e Ducato; mentre Doblone, forse, era troppo lungo e poco "musicale": è stato declinato in Doblo'.
Altra storia quella che ha interessato la nuova Panda. Inspiegabilmente, al Lingotto decisero di chiamarla Gingo. Grazie a Dio, la Renault s'è fatta avanti, denunciando la confusione che il nome Gingo poteva creare con quello della piccola di casa, la Twingo. Così, dopo le anteprime e le brochure date alle stampe e distribuite, la Gingo cambiò nome e, all'esordio commerciale, era per tutti Panda.

INFLUENZE LETTERARIE
Se a Torino hanno il pregio dell'originalità, a Milano andava di moda la letteratura: Alfa Romeo Giulietta. Sembra un gioco di parole.
Ma la cosa più interessante sapete qual è? E' che l'Alfa produceva anche un furgone, dotato della meccanica della Giulietta. E come si poteva chiamare questo veicolo commerciale? Romeo! Che poesia...
La poesia, poi, continuò con la sostituta della Giulietta. Leggermente più "importante" della progenitrice, pareva quasi una sorella maggiore, infatti, si chiamò Giulia. Erano altri tempi.
Poi le cose cambiarono, negli anni '70 arrivò l'Alfetta. Il nome derivava da un Alfa da corsa, da cui l'Alfetta ereditò l'impostazione meccanica. E poi l'Alfasud, anni dopo, l'Alfa6 e intanto il Romeo divenne F12. E il delicato gioco di parole tra il marchio e il nome dei vari modelli finì!
Negli anni '80 le sigle numeriche: a partire da 33, nome derivato da un'altra Alfa da corsa. L'Alfetta, rinnovata nel 1984, fu ridenominata 90 e nel 1985 arrivò la 75. Un passo indietro? No, semplicemente fu un tributo ai primi 75 anni della casa milanese. Non fa niente se poi la 75 diventò, negli USA, Milano.

SUPERSTIZIONI
Curiosa, è anche la disavventura dell'Alfa 164. Il nome derivava dalla sigla del progetto, solo che in alcune zone dell'Asia i numeri 0, 4 e 5 pare portino sfortuna. In pratica, il numero 164 era interpretato come "morte diffusa". Parecchi clienti asiatici eliminarono, timorosi di una ritorsione fatua, la targhetta dal posteriore della loro Alfa. I vertici Fiat accortisi della svista, cambiarono nome alla vettura. La denominarono 168 che era interpretato dagli autoctoni come "ricchezza diffusa". Un bel passo avanti!
In tema di superstizioni c'è un altro caso degno di nota. Stavolta riguarda l'Italia e la coupè Renault 17 (anni '70). Nel Bel Paese, e solo da noi, il numero 17 ha il significato che conosciamo e i francesi capirono subito che non potevano vendere da noi una vettura con una tal sigla. Risolsero il problema aggiungendo a 17 un altro "sette". Così nacque la coupè Renault 177.

NOMI ITALIANI
I giapponesi e i coreani, invece, pare che abbiano una predilezione per i nomi italiani. Purtroppo spesso scelgono nomi che ci fanno sorridere. Prendiamo la Hyundai Sonica, che nome carino. Peccato che la vettura si sia chiamata così solo in Italia, poiché in tutto il mondo la conoscevano come Sonata (molto meno simpatico).

Mica finisce qui... dove mettiamo le varie Concerto, Domani, Familia, Serena, Silvia, Baleno, Carina, Leganza, Corolla, Evanda, Eterna, Lacetti?
Per non parlare poi dei criticabili Cappuccino (Suzuki), Cresta e Capella (che si presta anche a dubbie interpretazioni). Ovviamente, non tutte sono (o erano) vendute in Italia con quei nomi...
"Ciao Andrea, lo sai che ho cambiato auto? Ho comprato la Capella!" - ma vi immaginate?
Comunque, i giapponesi non sono gli unici ad utilizzare nomi che, a noi italici, suonano quantomeno insoliti. Ricordate la Volkswagen Corrado? E la Jetta? E la Scirocco? Si, sono dei venti, solo che Corrado nell'immaginario della maggior parte di noi è un nome di persona, e poi Scirocco: a cosa associate questo nome? Ad un vento, è vero. Ma a che vento? Ad una corrente calda e umida, alquanto fastidiosa, che viene dall'Africa...
Devo parlare di Jetta? In qualsiasi modo lo si legga (sia con la J di John, che con la J di Jacopo), da questo nome si ricavano sempre delle assonanze poco piacevoli. Però se ne sono accorti, infatti, la Jetta da noi diventò Vento, un nome che suggerisce dinamismo. Peccato che la Vento, l'automobile dico, non è che fosse proprio una "supercar", e il tutto risultò quasi una presa in giro (e le vendite lo hanno confermato). Poi la Vento è diventata Bora. Insomma, non che i triestini ne siano tanto felici, però almeno, l'effetto è migliore. Anche se in ogni modo la Bora, in alcuni mercati, si chiama ancora Jetta...

A volte, poi sono i clienti che prendono l'iniziativa. Come nel caso della Topolino o del Maggiolino. Prendete l'Alfa Spider di qualche anno fa. Tutti la conoscono come Duetto, denominazione utilizzata in seguito dall'Alfa per un limitatissimo periodo di tempo e solo su alcuni mercati. In genere era classificata, nei listini ufficiali, con un generico Spider. In America poi diventò, per qualche tempo, addirittura Graduate (dal titolo inglese del film "il laureato").
Ci sono anche auto rimaste senza nome. L'Alfetta 2000 Li era venduta in USA senza nessuna denominazione (oltre al marchio Alfa). Restò anonima. Era identificata solo da un vago Sport Sedan.

LE BALILLA E LE BANDIERA ROSSA
Ci sono poi le influenze politiche... è il caso delle Bandiera Rossa, ex vetture di rappresentanza del governo cinese, o della Lada Niva, che significa "campo arato". E' vero che un'auto che veniva dalla Russia Sovietica non poteva mica chiamarsi "campo da golf", però un po' più di fantasia...
Anche le Fiat e le Lancia degli anni '30 furono oggetto di "attenzioni governative". Le Fiat Balilla e Ardita o le regali Lancia Astura e Augusta (dall'antico nome romano della città di Torino); poi le piccole Ardea e Aprilia (che sono anche i nomi di due cittadine realizzati durante il Regime). Tutto ciò entro i confini nazionali. Per conquistare il mercato francese, invece, l'Augusta divenne Belna e l'Aprilia divenne Ardennes.

Giusto per restar in casa Lancia, c'e tutta una dinastia di vetture denominate con lettere dell'alfabeto greco, e c'è n'è un'altra composta di vetture identificate con i nomi delle antiche vie romane. Nel decennio appena trascorso, le Lancia hanno assunto, salvo poche eccezioni, denominazioni più o meno fantastiche, formate da 5 lettere (Dedra, Delta, Thema, Kappa, Lybra). Solo che, quando si scelgono nomi di fantasia gli equivoci sono sempre in agguato. Prendiamo Dedra, ad esempio. Un nome gradevole, solo che gli inglesi non sono dello stesso parere. Nella loro lingua, Dedra assomiglia in modo inquietante all'espressione "dead rat", che sarebbe, in italiano, "pantegana morta". Non è bello, diciamocelo schiettamente.

Diffusi sono anche i nomi d'ispirazione geografica. E la mente corre subito alla Beta Montecarlo che assunse in America la denominazione di Beta Scorpion (Montecarlo era già registrato da GM), in onore all'animaletto simbolo dell'Abarth, o alle Ford Cortina, Granada, Capri e Torino.
Comunque, i maggiori esperti di "geografia" sono gli spagnoli. In sostanza tutte le Seat da quindici anni ad oggi hanno nomi geografici: Ronda, Malaga, Marbella, Ibiza, Toledo, Leon. Ispirati dall'atlante geografico... Alhambra, invece, è il nome di una bellissima costruzione islamica di Granada.

Insomma, nonostante l'approccio quasi "satirico" con l'argomento, è chiaro in quanti pasticci ci si caccia quando si cerca un nome per una vettura. Certamente ci sono nomi originali e perfetti per tutte le lingue come Punto, una grande intuizione (che, in tedesco, è il nome del cane dysneiano Pluto), oppure Uno o Golf; ma sono la minoranza.
A volte, poi, un nome va ritoccato anche in poche lettere, come la Fiat Regata che divenne in Sud America, Regatta...

Comunque, dietro alla denominazione di una nuova auto ci sono mesi e mesi di ricerche e di lavoro; spesso l'obiettivo e raggiunto, altre volte no. Purtroppo."

lunedì 20 giugno 2011

wilkinson e le sue chiomette perfette.

La qualità della comunicazione di wilkinson rasapatata è in discesa libera come le palline della sony. ruzzola giù senza attrito verso quel baratro di squallore pubblicitario dove ad attenderla c'è Giovanna che spennella col fernovus mentre dei peni canterini cinguettano in coro "brava giovanna brava".

tutto cominciò con questo video virale:



siamo ancora nei limiti della simpatia. si sa che la lingua inglese rende tutto più raffinato.

ma poi arrivò la versione in italiano. il pratino. p-r-a-t-i-n-o. che neanche mia nonna la chiama così.



e si sa che la lingua italiana riesce a rendere tutto un po' troppo italiano. per dirla alla stanis la rochelle.

e mentre il tempo cancellava le ferite di quella visione, mentre parole come "bosco fosco", "sarà anche un po' buffo ma poi sai che figurone", "se il ferro è giusto" ma soprattutto "spazza via tutti quei rasta", scomparivano dalla mia corteccia frontale esterna, ecco che wilkinson se ne viene fuori con questo ennesimo capolavoro di cattivo-gusto-e-fastidio pensando, e questo è il peggio, di fare simpatia.

il pratino diventa la chiometta... e fin qui.
ma il peggio è questo personaggio di nome jean paul baffetti (e qui dovrebbe scattare la prima risata. fail), un "hairstylist" internazionale (e il virgolettato dovrebbe solleticare le menti più maliziose. fail) che...

no, non aggiungo altro. guardatelo e poi fate come me.
non acquistate prodotti che fanno una comunicazione pessima, una comunicazione che manca di rispetto all'intelligenza delle Persone. una comunicazione che ci tratta come degli idioti dalla risatina facile di fronte a giochini di parole da terza elementare.
al giorno d'oggi c'è sempre un'alternativa a qualsiasi prodotto o servizio.
scegliete quello che vi tratta con rispetto e non uno che spende centinaia di migliaia di euro per prendervi per il culo.



e adesso fuori i nomi.
la "creatività" (e qua il virgolettato ci sta quanto a hairstylist) è dell'agenzia JWT/RMG.
art director: Dario Agnello
copywriter: Cristino Battista
direzione Creativa: Davide Boscacci
direzione Creativa Esecutiva: Daniela Radice
regia: Edoardo Lugari
casa di produzione: Bedeschifilm

lunedì 30 maggio 2011

Schweppes: una questione di testimonial

La scelta dei testimonial è cambiata molto nel corso degli anni.
In passato, si tendeva a creare un personaggio ad hoc per un determinato prodotto in modo tale che ne incarnasse i valori.
A un certo volto veniva associato immediatamente quel dato prodotto.
Decisamente azzeccata come scelta. Gli si poteva far fare e dire tutto ciò che si riteneva più efficace ai fini dell'immagine del prodotto, producendo delle pubblicità che erano delle vere e proprie storie che andavano avanti per episodi.

E soprattutto non c'erano nè problemi di awareness né di reputation per la brand, ovvero: scegliendo un personaggio fittizio anziché un personaggio famoso (attore, sportivo, cantante, ecc.) non si rischiava né di creare confusione nell'audience, perché non in grado di abbinare un volto ad un solo determinato prodotto; né ci si doveva preoccupare di eventuali comportamenti nella vita privata di tale personaggio che avrebbero potuto compromettere l'immagine della brand.

Questo pensiero nasce dal nuovo spot della Schweppes, con testimonial Uma Thurman.



Assunto che, da un punto di vista pubblicitario, per me, come immagino per la maggior parte delle persone, Uma Thurman è "fatta della stessa materia di cui sono fatti i sogni"



mi torna in mente la campagna che David Ogilvy in persona ideò per Schweppes, creando il personaggio amatissimo del Capitano Whitehead, che ebbe un grande successo per molti anni:







Ma torniamo alla questione dei vantaggi di NON scegliere un personaggio famoso:

1. awareness

Esempi recenti e italiani di (ab)uso di testimonial:

George Clooney: Nespresso o Fastweb?
Fiorello: Infostrada o Sky?

2. reputation

Esempio (più o meno) recente di brand che hanno abbandonato il proprio testimonial per questioni di reputation:

Pepsi, Gillette, Nike e Tag Heuer hanno dato il benservito a Tiger Woods in seguito allo scandalo delle mille amanti.

Ve ne vengono in mente altri?

martedì 17 maggio 2011

lady gaga e il crowdsourcing: siamo tutti un po' gemma del sud.

Fino al 2009 era un fenomeno da studiare, nel 2010 era una tendenza consolidata, nel 2011 è ufficialmente una strategia di marketing.

Il crowdsourcing, evoluzione (forse solo lessicale) dello user generated content, non è qualcosa di studiato e realizzato a tavolino, ma è una realtà di cui le brand più intelligenti hanno preso consapevolezza e oggi si cerca il modo migliore per portare valore alla propria azienda attraverso questo fenomeno tech-antropologico di livello mondiale.

Fondato sull'ascolto di ciò che milioni di persone esprimono con parole, immagini e video in Rete, e che direbbero comunque anche senza essere ingaggiati da una marca, il crowdsourcing sta diventando, IMHO, il modo più intelligente ed economico per le aziende per fare ciò che nei bei tempi andati si chiamava "pubblicità". Intelligente perché pull. economico perché economico.

Per capire cosa sia il crowdsourcing, ecco un video chiaro ed esaustivo di theblogTV:



Un esempio recente di crowdsourcing ben riuscito tutto made in italy è la case history di Webank, realizzata dall'agenzia Cayenne.

Ma veniamo alla notizia del giorno:

dal comunicato stampa che mi è stato girato da theblogTV:

"Si chiama French this way l'ultimo capitolo della strategia comunicativa della pop star Lady Gaga, che attraverso la rete invita i suoi fan - “little monsters” - e la vasta community di videomaker di UserFarm France a realizzare il videoclip del suo ultimo singolo.
UserFarm è partner di Vankes per l’evento di Polydor & Samsung.

I partecipanti dovranno realizzare una fan video version del singolo, interpretando liberamente e creativamente il messaggio del brano musicale: Born this way.

I video più virali, quelli cioè che otterranno il maggior numero di visite, saranno premiati con l’esclusivo invito alla festa privata dell’artista italo-americana il 15 giugno a Parigi, in occasione della serata per il lancio del nuovo album: Born This Way prodotto da Polydor Records. Lady Gaga in persona selezionerà il video vincitore dei “Little Monsters Video Awards”.

Contemporaneamente, Lady Gaga si rivolge anche alla community di videomakers e creativi di UserFarm France: a loro chiede di unire la creatività alla strategia e l’esperienza nel videomaking all’estro creativo, per creare dei video che possano rappresentare l’unicità di ogni essere umano. Userfarm France, infatti, è il partner ideale per coinvolgere creativi di professione, con le competenze necessarie per un’interpretazione strategica, un’ideazione creativa e una comunicazione virale di un video clip musicale.
L’operazione di marketing in Francia è condotta da Vanksen, interessante agenzia francese, che ha curato anche il rilascio del nuovo sito web ladygaga."

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Al di là della marchetta che mi sembra doverosa (visto che mi hanno spronato a scrivere dopo un bel po' di latitanza), spero sinceramente per lady gaga che tra le proposte che le arriveranno ci sia qualcosa di decente. è vero che con una canon 60d si fanno miracoli, ma se dietro l'obiettivo non c'è una testa è meglio che vi prepariate a vedere cose così su MTV:



ovviamente è una battuta. sono sicura che lady gaga farà in modo di venir fuori con un video dei suoi, raffinati ed eleganti come sempre...

martedì 15 marzo 2011

Genesi di Brandin'Movie. Perché il product placement.

Sono figlia unica. Appena nata, la mia giovanissima mamma mi ha messo a sedere davanti ad una scatola magica e mi ha detto "questa è la TV. la tua migliore amica".
(o almeno così me la ricordo io)


E da allora non è cambiato molto, a parte la mia età anagrafica e la qualità di quelle immagini.
Film, telefilm, cartoni animati... col brutto vizio di rivedere i miei preferiti mille e mille volte, fino a conoscere tutte le battute a memoria.

Cambio di scena.
Dopo un'inutilmente sudata laurea in giurisprudenza, mi ritrovo catapultata nel mondo della comunicazione per sbaglio, mi innamoro follemente di questo lavoro (che se fatto bene non è un lavoro ma divertimento), studio, mi impegno, ci credo e sciabadàààà (*cit) oggi sulla mia carta di identità c'è scritto "pubblicitaria" sotto una foto che trasuda tutta la mia soddisfazione.

Cambio di scena.
Censored/questa è la parte dove racconto in modo mieloso di come ho incontrato l'uomo della mia vita che ovviamente mi asseconda nelle mie follie e io nelle sue./Censored

E dunque, anche se in matematica sono una pippa: 1+1+1=qualcosa.



Dalla passione per il piccolo e il grande schermo che incontra la deformazione professionale di chi fa comunicazione, è nato Brandin'Movie.
Un sito bello esteticamente perché la mano è quella di Saywhat.
Un sito dal cuore grande, perché altrimenti non si spiegherebbero le nottate a fare data entry e a sistemare la grafica in modo maniacale-ma-che-soddisfazione!
Un sito che racconta il nostro modo un po' malato di guardare un film. Tipo:

iPad a portata di mano -> aprire note -> parte il film -> scrivi il titolo -> compare un product placement -> gara a chi lo dice per primo -> metti in pausa -> segna sulle note la brand -> rimetti via l'iPad -> pigia play.
Che detto in un payoff è:
Still.Hunt.Play.

Ebbene sì. è così che io e Saywhat guardiamo la TV.

Chi si autoinvita a casa è avvisato.

E come non poteva questa follia non sfociare in un progetto?

[Parte istituzionale]
Brandin’movie è il sito che raccoglie le brand presenti nei film e nelle serie TV, con l'ambizione di diventare nel tempo il primo database italiano di product placement.
[Fine della parte istituzionale]

Già. L'ambizione. Ma la vera ambizione è quella che trasuda dalla pagina di Facebook.
L'ambizione di contagiare e divertire, coinvolgere e raccogliere.
Vorremmo creare un giro di Persone (non ci interessano i numeri, preferiamo le Persone).
Vorrei condividere con loro la soddisfazione di individuare quella marca, proprio lì, lì in fondo e che quelle persone si sentano parte di Brandin'movie.
Che si sentano dei brand hunter.
Perché riconoscerò i credits.
Perché passerò ancora tante notti a fare data entry, anche e soprattutto di tutte le segnalazioni che mi arriveranno su Facebook.
Perché sarà un data base italiano! (visto che va di moda faccio anch'io una marchetta ai 150 anni. ha funzionato?)
Perché un data base così esiste già, ma devi pagare.
Brandin'Movie è di chi lo vuole, ma sarà sempre gratis.

E allora... Still. Hunt. Play.

giovedì 24 febbraio 2011

facebookvertising. le idee arrivano dalle persone.

è ormai un dato di fatto. facebook fa parte della nostra vita, come il cellulare, la televisione, la radio, i giornali.

le aziende che oscurano il social network sono castranti e fanno più male che bene alla produttività. perché un uso intelligente di facebook può essere è una fonte inesauribile di informazione e ispirazione.
se una persona ne fa un (ab)uso puramente ludico sul posto di lavoro, probabilmente sarà la stessa persona che passa più tempo in area coffee al telefono con il fidanzato che con un cliente. quindi non è colpa del mezzo, ma di chi lo usa. come tutte le cose.

nello specifico di questo post, per chi lavora in comunicazione, facebook è diventato uno sguardo unico e senza precedenti su quello che piace alla gente, che è la cosa più importante per chi, scusate il cinismo, deve vendere un prodotto o un servizio proprio a quella gente.
e infatti, nel corso degli ultimi mesi, stiamo assistendo a un processo inverso della comunicazione.
alcune agenzie e brand vedono, principalmente su fb, cosa piace di più, grazie allo share e ai commenti, e lo fa proprio.

la prima case di successo è sicuramente ENI.
per mesi questo video è girato in modo spontaneo (se volete utilizzare la parola "virale" fate pure, io nel frattempo mi tappo le orecchie) e oggi ha quasi 3 milioni di views:



ENI ha semplicemente preso un'IDEA (e un trattamento) già esistente, spontaneo, senza finalità di lucro, che piace, e se n'è appropriato, portandolo anche in TV:



e ancora.
tre ragazzi, tutti sotto i trent’anni (Davide Mardegan, 26, regista; Clemente De Muro, 26, copywriter; Niccolò Dal Corso, 28, producer) hanno realizzato questo video da più di un milione e cinquecentomila visioni in dieci giorni. Per promuovere la loro nuova agenzia, Cric. Alla fine hanno ottenuto molto di più. Poste Italiane l'ha acquistato.



e ancora.
da settimane gira questo video su facebook, spontaneo, senza fini di lucro, che piace.



la mia amica e ad hunter nonnabortola mi segnala oggi questo video dell'associazione O.N.D.A. contro la depressione post partum.



in conclusione.
potremmo tacciare questo comportamento come pigrizia o, peggio, come ideas phishing.
ma preferisco pensare che alcuni comunicatori abbiano smesso i panni di messia e abbiano cominciato a dare alle persone quello che vogliono: entertainment. che se poi sia brandizzato, alla maggior parte delle persone interessa poco e l'azienda ci guadagna in visibilità e reputation.

attenzione però. non voglio dire che questa sia la strada da percorrere in futuro, altrimenti diventeremmo ridicoli, ma è sicuramente un segnale forte di una maggiore attenzione che le agenzie e le aziende stanno dando all'ascolto in rete, ovvero alle persone. quelle persone a cui devono parlare per vendere.

eccezion fatta per quelle aziende indifendibili, dove anche dare alla gente una comunicazione che piace senza dubbi, ti si ritorce contro:



update: anche fatso, il meraviglioso keyboard cat dei fail, ha ceduto alle lusinghe della pubblicità.

martedì 15 febbraio 2011

pubblicità sessiste. un ripasso.

questo video è lungo 11 minuti e 26 secondi.

se sei un pubblicitario, studi pubblicità o semplicemente ti piace, guardalo fino al minuto 7 e 20 secondi.
puoi anche tralasciare le scritte in mezzo.
per i primi 5 minuti e 20 secondi puoi anche metterti in gioco e vedere quante ne sai.
(io ne ho mancate un paio).

il resto del video è comunicazione femminista.
se hai voglia, guardalo. altrimenti hai la libertà di fermarlo.
perché è questo ciò di cui in fondo dobbiamo parlare.
la libertà. di scegliere. di esprimersi. di pensare.

buona visione a tutti. ma proprio tutti.

grazie a lizzy pazzy per la segnalazione.

domenica 13 febbraio 2011

vodafone vs vodafone. italian fail.

è domenica, mi sono appena svegliata, devo lavorare ma voglio, anzi devo, andare alla tattoo convention... eppure... ebbene sì, il mio primo pensiero appena sveglia è stato questo post.

questo è uno degli spot di vodafone in Italia, che tutti ormai conosciamo bene...
francè, illlari e un po' di popolo in siparietti che si rifanno al carosello.
quanta simpatia.



grazie united 1861 ma soprattutto grazie al cliente italiano. perché diciamocelo. non è sempre o tutta colpa dell'agenzia, a partire dall'a.d. fino al povero creativo che non ne può più di sfornare schifezze sotto dettatura del cliente.

purtroppo è ormai un dato di fatto che clienti internazionali, all'estero comunicano dadddio e in Italia no. e non è colpa solo dei creativi. fidatevi.

perché poi vedi che all'estero fanno queste cose. e non è solo perché l'agenzia è BBH, una delle migliori al mondo, ma anche perché all'estero il cliente è più intelligente, si fida della propria agenzia e non lascia in mano alla prima responsabile marketing mestruata il controllo totale della creatività, perché è frustrata dal proprio lavoro e si sa, fare pubblicità è divertente.



buona domenica.

mercoledì 2 febbraio 2011

annunci di lavoro. antropogenesi del pubblicitario.

Per anni ci siamo illusi che junior, senior e direttore+qualcosa fossero le uniche forme di vita sul pianeta Comunicazione.
Ma ci sbagliavamo.
Una nuova specie è sorta, più evoluta e con superpoteri.
Tipo prendere stipendi da capogiro senza fare un emerito.

Il guru.





mapepppiacere.


via

giovedì 27 gennaio 2011

KOOK Artagency e il suo crashvertising.

Premetto che è un po' che non scrivo, per motivi di tempo e anche un po' di voglia. Ho da parte un bel po' di materiale per i prossimi post, ma nel frattempo mi ritaglio qualche minuto per evidenziare un'iniziativa che non fa che avvalorare la sensazione comune in questi giorni di chi lavora in comunicazione.

Il cattivo gusto, la scorrettezza umana e professionale, la fame di budget e la povertà di idee e professionalità stanno prendendo il sopravvento su uno dei lavori più belli del mondo.

Di esempi ne ho tanti, purtroppo troppi. Per farvi un'idea dell'ambiente, poi, basta andare sul blog di donald draper, unica lettura che mi concedo appena sveglia per aprire gli occhi, dentro e fuor di metafora.

Ma questa notizia proprio non la lascio scivolare nel calderone.

Leggo su spot&web che la KOOK Artgency ha inventato il crashvertising.

Lascio a stralci del loro comunicato stampa la descrizione di questo concetto (i bold e le maiuscole sono miei):

"Tamponamenti improbabili e bizzarre uscite fuoristrada, gli incidenti più strani e spettacolari possono ora essere sfruttati e trasformati in perfetti media per veicolare messaggi pubblicitari. (omissis)
(omissis) Crashvertise trasforma i testimoni oculari, i curiosi e gli stessi incidentati in protagonisti di uno spettacolo, messo in scena in tempo reale da un team di modelle brandizzate direttamente sul luogo dell’incidente, TRASFORMANDO IL SINISTRO IN UN HAPPENING EMOZIONALE. Inoltre, attraverso una piattaforma web 2.0, grazie ai maggiori social network come facebook e twitter, una parte degli utili generati dall’attività viene condivisa con chiunque segnali tempestivamente un incidente nella propria città O NE CAUSI UNO AD HOC. Per i clienti è disponibile su www.crashvertise.com una mappa dettagliata che evidenzia le migliori aree per investire in operazioni di Crashvertise. (omissis)"



Credo che questi "signori" non abbiano bisogno di essere insultati, perché si insultano da soli, nel vantarsi di tale "pensiero strategico" e comunicarlo su magazine di settore.

Pensavo fossero solo i peggiori avvocati ad inseguire le ambulanze. Adesso ci sono anche i pubblicitari.

Ai creativi di KOOK Artagency auguro di diventare testimonial del loro stesso crashvertising.

Allacciate le cinture.

update: ho trovato anche l'"utilissimo" video di presentazione.
dov'è l'idea? cosa state pubblicizzando? mi fate almeno un esempio di brand che voglia essere presente sul luogo di un incidente, essere ricordata in mano a una hostess con alle spalle lamiere, sangue e magari anche il morto?
finché non vedrò almeno una case reale (niente fake grazie) con una brand che decide di farsi pubblicità sulle disgrazie altrui, allora forse mi ricrederò. fino ad allora continuo a pensare che sia solo una bufala per fare pubblicità all'agenzia che c'è dietro. e visto la provenienza, non mi sorprenderebbe.