Dopo 5 anni di astinenza finalmente è tornato il mio eroe per la penna di uno dei miei scrittori preferiti: Valerio Evangelisti ci diletta con una nuova avventura dell'inquisitore più figo del mondo (chiedo scusa per la sfacciataggine) Nicholas Eymerich.
Sul sito ufficiale sono riportate diverse recensioni, io scelgo questa perchè meno riassuntiva della storia e più "personale". Se volete leggere le altre, le trovate in home page.
DA SARAGOZZA ALL'IRAQ, EYMERICH RITORNA AL FUTURO
(da Il Corriere della Sera, 8 novembre 2007)
Eymerich è tornato! Il terribile inquisitore del Regno di Aragona, protagonista della fortunata saga di Valerio Evangelisti, è di nuovo fra noi. È lui il protagonista del romanzo La luce di Orione (Mondadori). Per cinque anni, dall'ottavo romanzo della serie, Mater Terribilis (2002) a oggi, il fosco e spietato frate domenicano era rimasto a riposo. «Avevo lavorato ad altri romanzi e su altri periodi storici » ci spiega Evangelisti. «Non volevo restare vincolato allo stesso personaggio. Poi, la pressione dei lettori e le richieste degli editori mi hanno costretto a tornare a Eymerich. E l'occasione me l'ha fornita l'Università di Padova, che ogni anno allega alla Guida per gli studenti un racconto o un fumetto. Nel 2006 mi avevano chiesto un racconto che avesse a che fare con Padova. È nato così La sala dei Giganti, che prendendo lo spunto dagli affreschi di Altichiero nel Palazzo della Ragione (l'opera, ormai perduta, era dedicata agli Uomini illustri dell'antichità secondo un progetto del Petrarca, ndr), riportava in scena Eymerich alle prese con gli occulti simboli di quelle pitture». Erano, in pratica, i primi quattro capitoli che ora, in parte rimaneggiati, aprono La luce di Orione.
L'anno del romanzo è il 1366, Eymerich, processato a Saragozza dal suo stesso ordine, fugge in Italia e scopre che Amedeo di Savoia, il Conte Verde, sta preparando una spedizione a Costantinopoli, sempre più stretta dall'accerchiamento dei musulmani. Offre aiuto in cambio della conversione al cattolicesimo, ma in realtà è spinto dalla curiosità di vedere i mostri che ogni mattina emergono dal Bosforo. Intanto, in un futuro lontano — circa duecento anni da oggi — in un Iraq ancora dilaniato da una guerra ormai incomprensibile, dei giganti mostruosi combattono contro dei morti ricostruiti. Come se la maledizione di Orione (il Nembrot dell'Inferno dantesco)si ripetesse a distanza di secoli...
Autore di culto per quanti amano gli esperimenti letterari che mescolano enigmi storici e visioni fantascientifiche, tradotto in molti Paesi europei, Evangelisti è particolarmente apprezzato in Francia dove le edizioni Payot-Rivages hanno pubblicato la sua opera completa. In Francia, del resto, ha vinto i premi più importanti riservati al genere fantastico (Grand Prix de l'Imaginaire, Prix Tour Eiffel). In Italia, nel 2000, gli era stato assegnato il Premio Italia per la fiction seriale radiofonica. «Fra il '99 e il 2001» ricorda «sceneggiai tre romanzi del ciclo per Radiodue. Le puntate andavano in onda dal lunedì al venerdì, alle 9 di mattina. Mi avevano espressamente indicato come modello il grande successo radiofonico di Diego Cugia, Il mercante di fiori. Devo dire che anche il mio inquisitore ebbe altrettanto successo».
Come aveva scoperto Eymerich? «Trovai il suo nome in un testo del giurista Italo Mereu, Storia dell'intolleranza in Europa. Di quel personaggio, realmente esistito (è suo il testo cardine nei processi contro gli eretici, il Directorium Inquisitorum), mi piacque il nome: comunque uno lo pronunci, ha il suono di un colpo di rasoio. Vissuto fra il 1320 e il 1399, il frate domenicano era divenuto il potentissimo capo dell'Inquisizione nel Regno di Aragona. Talmente potente da far scomunicare un cardinale e da far lanciare la scomunica contro un morto, il filosofo Raimondo Lullo. C'era il nome che suonava bene, c'era una storia fosca e piena di ombre, però mi mancava qualcosa: la persona vera. E allora decisi di dargli caratteri e tratti ispirandomi a me stesso».
Ma che cosa ha Evangelisti in comune con Eymerich? «La stessa personalità, o quasi — risponde ridendo —. La personalità schizoide. Sì perché, fine anni '80, aiutavo lo psichiatra Bruno Caldironi a scrivere un manuale: il contenuto scientifico era suo, io ci mettevo la scrittura. Arrivato al capitolo sulla personalità schizoide, mi ci riconobbi. Ma anche mi venne in mente di prendere tutti i caratteri di quella mentalità e, estremizzandoli, metterli dentro Eymerich, come fosse una terapia. Risultato: mentre io miglioravo progressivamente, Eymerich è divenuto sempre peggiore». Così, nel 1992, da un piccolo editore di Ravenna esce Seminari di psicopatologia e psicoterapia di Bruno Caldironi e, due anni dopo, Nicolas Eymerich, inquisitore nella collana Urania.
Generoso di citazioni da opere esoteriche e di occultismo («tutte vere: molti dei testi, fra l'altro, non solo li ho letti, ma li possiedo pure»), Evangelisti non aderisce a nessuna forma di esoterismo, né prende posizione nella disputa se esso sia di destra o di sinistra. «Ci sono stati anche esoteristi progressisti, Eliphas Lévy, la massoneria liberale dell'Ottocento, ma questo tipo di etichette non m'interessa». Però, in qualche modo, il personaggio di Eymerich lo affascina, così come piace moltissimo ai lettori. «Sì, è una sorta di superuomo, sa tutto, conosce perfino il greco in un momento in cui nessuno in Occidente lo sapeva. È il più intelligente di tutti. Il più abile». Il più efferato anche, e così compare anche ne La cattedrale del mare, il recente bestseller di Ildefonso Falcones (Longanesi). «Dipende anche dalle esigenze della fiction. In Francia, soprattutto, c'è il culto degli eroi neri, negativi. Comunque, da un po', ho temperato il superomismo dell'inquisitore con un po' di ironia, affiancandogli un personaggio buffo, don Pedro Bagueny».
Ma per quel che riguarda il futuro, la visione di Evangelisti è decisamente negativa. «La fantascienza, per sua natura, è pessimista. Ma del resto, oggi siamo già oltre il prevedibile. Forse non c'è nemmeno più bisogno di un cattivo come Eymerich: l'ultima incarnazione dell'inquisitore è stato Andrei Vishinskij, il giudice delle purghe staliniane. Oggi siamo di fronte a guerre senza più ideologie né ragioni. Io prevedo solo uno sviluppo orrendo, un futuro in cui, per la scarsità di materiale umano, si faranno combattere cadaveri contro allucinazioni».
giovedì 29 novembre 2007
nicholas eymerich è tornato
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letture metropolitane
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